la tradizione del “pacco da giù” l'emigrazione al nord
Il cambiamento è considerato da tutti una forma di crescita positiva, fin quando nessuno è costretto a cambiare. Le abitudini, che fanno parte della nostra quotidianità, forgiano la nostra mente, spesso attanagliata da ricordi ed emozioni.Già prima dell’Unità d’Italia, l’esodo dal sud al nord era il simbolo di un grande cambiamento di vita per un uomo e per la sua famiglia: il trasferimento era il tentativo di migliorare la propria vita che portava con sé disincanto rispetto alle proprie origini.
Mantenere le tradizioni era uno dei modi per sentirsi ancorati alla propria terra: così che la pasta fatta in casa della nonna si univa alla tradizione del sugo “alla bolognese” e il vino e l’olio “buono” arricchivano le cene a base di polenta sulle tavole degli italiani che riponevano in quel viaggio non solo l’attesa del cambiamento, ma anche la speranza di non perdere le loro origini.
Il legame con i ricordi dell’infanzia si ri-attivava quando gli “immigrati del sud” ricevevano dai cari un “pacco da giù”: la semplicità della vita vissuta nel piccolo paese di provincia riaffiorava nella nuova dimensione sociale e culturale della grande città che li accoglieva.
Il profumo di alcuni cibi, il gusto e il sapore genuini e la vista di scatole ed etichette che facevano parte della vita in provincia, hanno il potere di rispolverare i ricordi di un tempo passato, che riaffiora di colpo dai meandri della memoria, come quando si sfoglia un vecchio album di foto, restituendo a grandi e piccini il senso delle loro origini.
L’esodo dal sud al nord della famiglia, di un tempo, e del giovane in cerca di fortuna, oggi, è alleggerito ogni qual volta arriva un “pacco da giù” soprattutto se da parte della mamma o della nonna che si preoccupano anche a distanza se “il bambino ha mangiato”. Prendersi cura attraverso il cibo non è solo un retaggio culturale, ma è un modo per mostrare l’affetto inespresso, usando un dono anziché le parole. Con il “pacco da giù” si inviano non solo prodotti tipici della terra di origine, ma anche emozioni ed affetto che solo chi lo riceve può comprenderne il significato.
La particolarità del “pacco da giù” sta nella cura della scelta del prodotto; le liquirizie per i cali di pressione, la marmellata per addolcire il risveglio, il tonno per i pranzi light, il buon vino, che accompagna le sere invernali davanti al camino, sono molto più di un semplice dono culinario: narrano le storie delle persone, delle preferenze, conosciute solo da chi ama e che, grazie alla pazienza di ascoltare e alla giusta attenzione per immagazzinare, prepara con cura il “pacco da giù”.
E proprio dall’iniziativa di un giovane imprenditore calabrese nasce il progetto che porta questo nome: Giacomo Caputo, originario di Rossano, che come tanti giovani ha sperimentato da studente la vita nella capitale, ricevendo mensilmente un pacco dalla sua famiglia. Oggi proprio lui, tornato nella sua casa in Calabria, è fautore di questa iniziativa, che vuole raccontare in una breve intervista.